VERSO LE ELEZIONI EUROPEE

Il voto si avvicina,
c’è chi trema e chi spera

I partiti hanno presentato le liste per le Elezioni Europee del 9 giugno 2024

 

Le Elezioni europee sono ormai prossime. Il 9 giugno saremo chiamati alle urne per eleggere i rappresentanti dell’Italia nel parlamento di Strasburgo. I partiti hanno tutti presentato le proprie liste, ma guardano alla scadenza elettorale con animo diverso. Vediamo perché.

Le Elezioni Europee si svolgeranno nei vari stati dell'Unione dal 6 al 9 giugno 2024I partiti di opposizione sono impegnati a bersagliare di continuo il Governo e la maggioranza di centrodestra che lo sostiene. Anzi, screditarli entrambi. Peggio ancora: infamarli.

Il metodo del Pd e dei suoi fiancheggiatori, dai partitini come Avs (Alleanza Verdi e Sinistra, ennesima sigla di circostanza) ai giornali tipo Repubblica, La Stampa e Domani, è questo. E ovviamente non lo scopriamo certo oggi.

Nelle ultime settimane, però, sull’onda del 25 aprile e del Primo Maggio il fenomeno si è ulteriormente accentuato. Da un lato per l’avvicinarsi delle Europee del prossimo giugno. Dall’altro per le batoste a ripetizione patite dal sedicente-sognato «campo largo» nelle Regionali.

Il dato di fatto, a più di un anno e mezzo dalle Politiche del 2022 che hanno visto il trionfo della coalizione guidata da Fdi, è che qui in Italia i rapporti di forza non sono affatto cambiati. L’elezione di Elly Schlein non ha dato l’impulso sperato, per non dire strombazzato, e anche tra gli altri schieramenti dell’opposizione la situazione ristagna.

In teoria dovrebbero andare alla controffensiva. In pratica galleggiano a stento.

Dietro la rabbia, una paura «fottuta»

La segretaria del Pd Elly SchleinVista dall’esterno, e specialmente per il Pd, la diagnosi è lampante. Ma delle due l’una: o non sono in grado di elaborarla o preferiscono fare finta di no.

La brutale verità è che l’egemonia precedente si è sgretolata. Spingendoli in un tunnel da cui non riescono a uscire.

Non solo: sprofondati in questa penombra sono avvelenati, e obnubilati, da ciò che più li fa infuriare. Il persistente successo degli avversari e, in particolare, di Giorgia Meloni. Una sorta di nevrosi. Talmente acuta da diventare un blocco insormontabile.

Invece di adottare l’unico rimedio serio, che è quello di un’autocritica profonda e non soltanto di facciata, insistono nell’errore. Si ergono a unici depositari della democrazia e scagliano sugli avversari gli anatemi di repertorio.

Populisti! Anti europeisti! Nonché vagamente, o non vagamente, fascisti!

Il timore di superficie è palese: aggiungere alle sconfitte in serie rimediate dal settembre 2022 in avanti una nuova battuta d’arresto in ambito europeo. Qualora il Pd non dovesse arrivare al 20%, o quantomeno sfiorarlo, l’esito negativo sarebbe indiscutibile. Andando a sommarsi agli altri motivi di attrito che attraversano il partito e mettendo più che mai a repentaglio la segreteria di Elly Schlein.

Cambiare gli assetti della Unione Europea

La presidente del Consiglio e leader di Fdi Giorgia MeloniMa al di là di questo primo motivo di apprensione ce n’è un altro ben più cospicuo. La possibilità, tutta da verificare ma non più così remota come in passato, di un cambiamento sostanziale degli assetti complessivi all’interno dell’Unione Europea.

Se questo avvenisse, infatti, l’attuale perdita di credibilità sarebbe aggravata dal venir meno di un puntello essenziale: la legittimazione indiretta dovuta all’essere allineati/avvinghiati a un establishment internazionale che si muove su direttrici affini e che sinora ha agito in posizione dominante.

Il rischio, per il Pd e per la galassia progressista in genere, riguarda innanzitutto le istituzioni comunitarie. Ma va esteso agli Usa nel caso in cui, nelle Presidenziali del prossimo novembre, dovesse tornare a vincere Donald Trump.

L’implosione incombe. I cortocircuiti si moltiplicano. Per troppo tempo si sono raccontate menzogne e si è cercato di tenere insieme, come si dice, il diavolo e l’acqua santa. Il diavolo del liberismo globalizzato e l’acqua santa, o presunta tale, dei cosiddetti diritti civili.

Una maschera di solidarietà universale che è servita a nascondere l’asservimento a un modello economico che di solidale non ha un bel nulla.

Oggi, finalmente, questo enorme castello di falsità traballa. E c’è da augurarsi che le Europee gli assestino un altro poderoso scossone, se non proprio un colpo definitivo e mortale.

Gerardo Valentini

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