XI JINPING IN EUROPA

Un viaggio che intreccia
politica ed economia

Il presidente cinese con Emanuel Macron. Parigi è stata la prima tappa del viaggio di Xi Jinping in Europa

 

Il viaggio del Presidente cinese Xi Jinping nel Vecchio Continente potrebbe delineare una nuova Europa rispetto a quella che conosciamo.

Parigi, Belgrado e Budapest sono state le tre tappe del viaggio di Xi Jinping in EuropaSe la prima tappa è stata Parigi, dobbiamo ricordare le parole del Presidente Macron giusto un anno fa quando cercava di smarcarsi dalla politica Nato su Taiwan.

È vero poi che la motivazione economica non è estranea alle tappe del Presidente cinese, ma queste si sovrappongono alle motivazioni politiche.

Se la migliore spinta all’economia è una situazione di pace, le distorsioni economiche possono rappresentare un incipit bellicoso.

Così, se gli Usa hanno limitato il commercio di chip alla cinese Huawei, tecnologia ad essa collegata è stata inibita anche dai Paesi Bassi, mentre la Commissione Ue ex officio sta svolgendo un’indagine riguardo presunti sussidi statali alle auto elettriche da parte di Pechino.

Per tutta risposta l’azienda di liquori cinese ha chiesto al governo cinese di avviare dazi mirati sul cognac francese.

Prima tappa a Parigi da Macron

Xi Jinping con il presidente francesce MacronSignificativamente, Macron ha regalato una bottiglia di pregiato cognac a Xi chiedendo di non sostenere l’economia di guerra della Russia. Di fatto, quindi, di partecipare alle sanzioni collettive dell’occidente.

La sparata di Macron riguardo truppe di terra francesi in Ucraina, se è risultata incomprensibile, oltre che non concordata con gli alleati e foriera della escalation (to de-escalate, ossia far vedere una potenza più grande per limitare il conflitto) russa con le esercitazioni nucleari tattiche, può essere spiegata con il tentativo di dare consistenza all’avvertimento a Xi: «Le armi prodotte con componenti cinesi potrebbero colpire soldati europei».

Dal canto suo il presidente cinese ha ribadito la sua posizione sul conflitto in Ucraina dichiarando di lavorare per una conferenza di pace in cui siano presenti la Russia e L’Ucraina. L’attenzione si è poi spostata sul conflitto Israele Hamas, con la richiesta di una tregua olimpica, una progressiva distensione e gli sforzi per una soluzione a due Stati.

In Serbia nell’anniversario delle bombe Nato

Come in Francia, anche in Serbia il presidente Xi ha firmato un editoriale richiamando la cooperazione storica tra Serbia e Cina illuminata dalla loro amicizia di ferro.

La visita è stata fatta nel giorno dell’anniversario del bombardamento Nato su Belgrado, che coinvolse anche l’ambasciata cinese, nella quale morirono tre funzionari.

Un incidente secondo gli Usa, azione deliberata per i cinesi, forse per distruggere i resti di un cacciabombardiere di ultima generazione, abbattuto nei pressi, che aveva attirato l’attenzione dei funzionari di Pechino, che potevano così accedere alla tecnologia stealth.

Questo anniversario segna anche l’incipit delle relazioni sempre più strette tra la Cina e la Russia, che si consolideranno sempre di più sino agli stretti legami di oggi, forzati anche dalla situazione geopolitica odierna.

In Ungheria da Viktor Orban

Il saluto tra Xi Jinping e il presidente ungherese Viktor OrbanBudapest è la terza tappa del viaggio del presidente cinese in Europa. L’Ungheria è sì un membro dell’Unione Europea, ma è critica verso la politica estera comunitaria. Una scelta adottata dal Governo di Orban anche per preservare la minoranza ungherese in Ucraina.

I punti segnati dal viaggio di Xi in Europa marcano i vertici di un’informale Via della Seta, per qualcuno testa di ponte in Europa per il consolidamento dell’economia e della potenza cinese nel continente.

Se la scelta della Francia premia la dottrina dell’autonomia strategica della Ue dagli Usa, espressa, anche se in maniera incoerente, da Macron, gli hub di Belgrado e Budapest rappresentano due pilastri importanti per il lancio del mercato dell’auto elettrica cinese.

Pechino vuole far sapere che il protezionismo statunitense (sui chip e sull’energia pulita per favorire il mercato locale), rilanciato da Biden, è in contraddizione con i valori professati dall’occidente, mentre una limitazione alla produzione delle auto elettriche renderebbe più difficile la tanto agognata transizione green da parte dell’Ue.

Mai come  oggi è importante aprire lo sguardo con i nuovi attori globali con cui l’Ue dovrà confrontarsi, anche senza la stampella Usa.

Zhang Weiwei, l’architetto del viaggio di XI

Il politologo Zhang Weiwei considerato l'architetto del viaggio di Xi in EuropaPer questo è utile approfondire chi è Zhang Weiwei considerato l’architetto del viaggio di Xi in Europa. Il punto di riferimento del viaggio del presidente cinese è definito da Le Monde un nazionalista comunista cinese, con legami intellettuali con l’ideologo russo Alexander Dugin, e le cui prese di posizione hanno destato scalpore per la spregiudicatezza nel porsi fuori dalla riverenza ai modelli occidentali.

Alcune frasi chiariscono il superamento di un complesso di inferiorità culturale che sembra essere la cifra della proiezione della Cina nel futuro. Ad esempio la critica alla democrazia: «Eleggere un imbecille sarà democrazia, ma è una catastrofe per il paese», «L’occidente crede che la sua democrazia sia la migliore, bene, non siamo interessati».

E pensare che le uniche parole di elogio per un politico occidentale sono per Berlusconi che, in maniera lungimirante, avrebbe predetto che «Se l’occidente avrebbe isolato la Russia, il resto del mondo avrebbe isolato l’occidente».

Un mondo più complesso di quel che si pensa

Se i legami con Putin e con le altre democrature può sembrare scontato, in Cina esiste un vivace dibattito che non si uniforma interamente su questa posizione.

Feng Yujun, ad esempio, ha scritto sull’Economist parole molte critiche sull’ avventura russa in Ucraina definendola (oltre che fallimentare) coloniale e frutto dell’imperialismo insito, però, nelle civiltà occidentali.

Quello che viene posto come priorità, in analisi comunque contrastanti, è il definirsi soggetti autonomi (con le proprie peculiarità), pensarsi come centro e non come satelliti.

Da qui la dottrina del multipolarismo, evoluzione del multilateralismo che è un po’ il motore delle moderne istituzioni e relazioni internazionali. Un cambio di prospettiva considerando la tendenza dell’occidente a monopolizzare il tema dei diritti.

La sfida, per l’Europa, anche in virtù delle nuove elezioni che potrebbero ridisegnare l’organico del Parlamento Europeo, è percepirsi come soggetto e non più come gregari. Ciò in virtù, non di una minaccia militare, da esercitare verso i suoi confini e nelle zone di influenza, il cui gap rispetto agli altri attori difficilmente potrebbe colmarsi, rendendoci, anzi, sempre più dipendenti. Ma in virtù della diplomazia che potrebbe esercitare e del credito che potrebbe ricevere qualora riuscisse a collocarsi in un ruolo terzo, senza reazioni automatiche per la sua collocazione geografica o per le sue alleanze storiche.

Di ciò ne trarrebbero guadagno indiretto, ma indispensabile, anche le istituzioni internazionali, sempre più necessarie per chiudere e prevenire le numerose crisi che affastellano l’attuale scenario.

Armando Mantuano 

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